Molti bambini bagnano il letto durante il sonno: questa condizione si chiama enuresi notturna.
Il fenomeno della pipì a letto è spesso sottovalutato dalla famiglia e a volte dal pediatra, ma andrebbe affrontato presto in quanto è un motivo di ansia anche grave nel bambino e determina una serie di problemi per i genitori. Non solo quelli pratici di lavare la biancheria, ma anche sonno interrotto e notti indaffarate.
L’enuresi notturna consiste in “ogni perdita involontaria di urina durante il sonno” in bambini di età superiore ai cinque anni. Si tratta di una condizione frequente che può essere curata. La pipì a letto è un disturbo diffuso: circa il 15% dei bambini di 7 anni bagna regolarmente il letto e il problema può persistere fino all’adolescenza e talora addirittura l’età adulta.
Nella maggior parte dei casi, la pipì a letto è causata da:
Quest’ultimo fenomeno aggrava la condizione ed è proprio il problema da risolvere per arrivare alla guarigione dell’enuresi.
L’enuresi notturna non è causata da disturbi psicologici, ma chi ne soffre può certamente sviluppare disturbi psicologici proprio a causa dell’enuresi.
Soprattutto per quanto riguarda l’autostima, la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità. Queste problematiche cessano in genere, una volta che l’enuresi notturna è stata curata con successo.
La pipì a letto è indubbiamente un disturbo ereditario e in circa il 70% dei casi almeno un familiare ha o ha avuto lo stesso problema da piccolo.
I bambini che soffrono di enuresi non riescono a svegliarsi di notte per fare la pipì, quando la loro vescica è piena. Per molti anni si è creduto che il sonno di chi bagnava il letto fosse troppo profondo. Da ricerche recenti è però emerso che i bambini che soffrono di enuresi hanno un sonno di bassa qualità, con troppi risvegli incompleti e durante la notte muovono improvvisamente braccia e gambe, forse per tentare di svegliarsi.
Si tratta quindi di un problema di risveglio. Quando la vescica è piena chiunque ha uno stimolo al risveglio, stimolo che è meno forte, o che il bambino enuretico avverte meno.
Quando l’enuresi è l’unico sintomo e si manifesta solo durante il sonno è detta mono-sintomatica. Spesso è associata a un’eccessiva produzione di urina durante la notte e/o ad un difetto di risveglio, ma non ci sono altri deficit fisici.
Invece, quando sono presenti sintomi vescicali durante il giorno si parla di enuresi non-monosintomatica. Ci possono essere altri problemi, soprattutto legati alla vescica, che vanno trattati prima di affrontare l’enuresi notturna.
Un problema vescicale può dipendere da un’incompleta o ritardata maturazione della vescica, che riesce a riempirsi meno di quanto ci si deve aspettare per l’età. L’enuresi è chiamata secondaria quando non è presente da sempre, ma compare in un secondo tempo, dopo almeno 6 mesi in cui non si è mai bagnato il letto. In questi casi va presa in seria considerazione una causa fisica o una sindrome psicologica, per cui vanno indagati altri sintomi in tal senso.
È importante sapere che si può fare qualcosa per evitare di bagnare il letto e non limitarsi ad aspettare fiduciosi la risoluzione con la crescita. Nessun bambino dovrebbe svegliarsi in un letto bagnato, quando ci sono soluzioni semplici che spesso migliorano o risolvono la situazione. Molti genitori invece non sanno che queste soluzioni ci sono e non sempre ne parlano con il pediatra, perché “bagnare il letto” ancora oggi non è un argomento di cui, per imbarazzo, si parla apertamente.
Deve essere ben chiarito che se un bambino bagna il letto non è colpa di nessuno: né del bambino né dei genitori. Il ‘senso di colpa’ dei bambini, anche se non manifesto, contribuisce molto al senso di malessere e di imbarazzo che il bambino prova, con una conseguente perdita della stima di sé stessi e insicurezze anche in altre attività. A loro volta, i genitori possono sentirsi colpevoli e incapaci ad affrontare una situazione difficile e poco chiara.
Se c’è qualcosa di sbagliato, quindi, è rinunciare o attendere senza agire, magari facendosi prendere dal nervosismo, con reazioni negative nei confronti del bambino.
La prima cura sta nella consapevolezza e ottimismo da dare al bambino. Questo vuol dire aiutarlo a non sentirsi solo, spiegargli che ci sono altri bambini nella sua scuola, forse nella sua classe, con lo stesso problema e aiutarlo così a combattere un naturale ma pericoloso senso di colpa. Una completa e corretta spiegazione del perché si fa la pipì a letto, quindi, rimuove la vergogna e il senso di colpa, coinvolge il bambino e lo motiva ad affrontare la cura.
Una volta verificato che il bambino vuole affrontare il problema, si può iniziare il trattamento, innanzitutto con una visita specialistica che escluda altre malattie.
Il vero grande obbiettivo nei confronti di un bambino che bagna il letto è quello di vedere un bambino felice, che può sperimentare la gioia di dormire a lungo ed asciutto e di passare notti fuori casa, da un amichetto, da familiari, in albergo, senza timore e vergogna di bagnare il letto.
Non è trascurabile poi risparmiare il gran lavoro che comporta questo problema in casa, di attenzione e di biancheria da lavare nonché la non trascurabile spesa per le protezioni e i pannolini.
Si tratta poi di riconquistare la possibilità di un sonno migliore per tutta la famiglia. Un obiettivo secondario, ma importante dal punto di vista dell’educazione, che si ottiene durante la cura dell’enuresi notturna, è quello di poter insegnare al proprio figlio che è in grado di essere responsabile, di saper contribuire al proprio benessere e di risolvere i propri problemi. Tutto questo aumenta la stima e la fiducia che il bambino ha di sé stesso.